Caffè e salute…un binomio possibile!
Molti consumatori spesso sono combattuti tra il piacere racchiuso in una tazzina e i tanti dubbi sugli effetti che il caffè sembrerebbe avere sulla salute. Buone notizie!
Il piacere del caffè può e deve essere mantenuto. A dircelo sono alcuni tra i massimi organismi scientifici e istituti di ricerca a livello mondiale. A Luglio 2016 ad esempio, l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), attraverso l’Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro (International Agency for Research on Cancer – IARC), si è espressa in modo favorevole nei confronti della bevanda calda amata in tutto il mondo, posizionando il caffè non più nel gruppo 2B dei “probabili cancerogeni per l’uomo”, in cui era stato classificato nel 1991, ma nel gruppo 3, quello delle sostanze “non classificabili per la loro cancerogenicità per l’uomo”.
Studi effettuati sulle potenzialità della caffeina, alcaloide naturalmente presente nel caffè, hanno dimostrato che questa sostanza è in grado di determinare un incremento a breve termine della pressione nei soggetti ipertesi, mentre tale effetto non si verifica in coloro che sono consumatori abituali di caffè. La caffeina inoltre facilita la diuresi e l’eliminazione di sodio con l’urina (effetto natriuretico).
Le azioni benefiche del caffè non derivano però solo dalla presenza di caffeina. Altre sostanze come potassio, magnesio, acido clorogenico, acido ferulico, lignani e fibre solubili contenute in questa bevanda (anche nel decaffeinato) sembrano giocare un ruolo importante nella regolazione della pressione arteriosa, grazie alla loro azione antinfiammatoria e vasodilatante, nonché a meccanismi che portano a un miglioramento della sensibilità insulinica e di controllo glicemico.
Anche il microbiota, l’insieme dei microrganismi che vivono nel nostro organismo e che si concentrano per la maggior parte a livello dell’apparato gastrointestinale (colon in particolare), sembra essere influenzato positivamente dal consumo di caffè. Numerosi studi mostrano come bere caffè porti a un aumento dei microrganismi positivi, in particolare dei bifidobatteri.
Tale aumento è associato a effetti antinfiammatori che, a loro volta, possono mitigare l’infiammazione locale, ridurre i processi procarcinogenici e sembrano abbassare i tassi di errore (misfolding) a carico della α-sinucleina nel sistema nervoso enterico, minimizzando la propagazione della proteina al sistema nervoso centrale e riducendo così il rischio di Parkinson.
Il consumo di 3/5 tazzine di caffè al giorno sembra quindi essere associato a una riduzione del rischio di numerose patologie come alcuni tumori, in particolare al fegato, endometrio (nelle donne), prostata (negli uomini), cardiovascolari e a carico del sistema nervoso centrale. Restano valide però alcune raccomandazioni, in particolare quelle indirizzate alle donne in gravidanza o in allattamento, in quanto la caffeina è in grado di attraversare la placenta e di arrivare nel latte materno, ai cardiopatici e a coloro che soffrono di reflusso gastroesofageo, che dovrebbero limitare o evitare il consumo di caffeina.
Possiamo quindi affermare che il consumo moderato di caffè (possibilmente con poco o senza zucchero) può sicuramente far parte di una dieta sana ed equilibrata.
Dott. Daniele Nucci, Dietista