Davvero lo zucchero fa male alla salute?
Gli ultimi studi in materia hanno dimostrato che è il consumo eccessivo a essere dannoso per l’organismo. Vediamo però su quali fronti.
La carie. Per prevenirla, oltre a praticare una corretta igiene orale, occorre assumere meno cibi zuccherati.
Il cancro. Non sono state dimostrate correlazioni dirette con lo sviluppo del cancro. Si consiglia in genere ai malati di sospendere l’assunzione di zuccheri “cattivi” a vantaggio di quelli “buoni” presenti nella frutta, cereali e carboidrati.
Il diabete. Non è provocato direttamente dallo zucchero, ma da un’alimentazione e stile di vita squilibrato in generale.
Il cuore. Vale quanto indicato per il diabete: lo zucchero può solo contribuire all’ossidazione delle arterie e alla microcircolazione, in caso di vita sedentaria e sregolata.
Il peso. Lo zucchero fa ingrassare e aumenta il rischio di obesità e di sviluppare le malattie connesse (tumori, diabete, malattie cardiovascolari), perché crea dipendenza e la voglia di rimangiarlo, o non dà senso di sazietà (nel caso delle bevande zuccherate).
Qual è allora la dose giornaliera da non superare? Secondo l’OMS è di 25 g al giorno (5 cucchiaini), in cui rientrano sia lo zucchero da tavola, sia quello presente in qualsiasi cibo e bevanda. Per capire quanto zucchero assumiamo, occorre “scovarlo” nelle etichette sotto le voci “carboidrati, di cui zuccheri” oppure “ingredienti”, dove troviamo le voci: saccarosio, zucchero di canna, zucchero invertito, sciroppo di glucosio, di fruttosio, maltosio, di amido, destrine.
In Italia il consumo giornaliero è in media di 82,5 g per gli adulti e 96,8 per i bambini (dati 2005-2006): il valore più basso in Europa dopo la Spagna, e ben distante dai valori degli USA (117 per gli adulti e 131 per i bambini), ma ugualmente molto al di sopra della dose raccomandata.
Sorprende notare come negli anni ’60 gli italiani assumessero, senza saperlo, proprio 25 g al giorno di zucchero! L’alimentazione era indubbiamente più sana, considerando che anche il consumo di latticini e carne era la metà di quello attuale, mentre si mangiava il doppio di cereali, patate e legumi.
Nonostante la consapevolezza sul tema stia aumentando (tanto che la percentuale di bambini che ha consumato quotidianamente bevande zuccherate è scesa dal 48% del 2010 al 36% del 2016), i nutrizionisti definiscono l’ambiente in cui viviamo “obesogeno”, ossia che ci spinge a mangiare anche quando non abbiamo fame. Troppo modeste le campagne ministeriali e pochi i progetti avviati per fronteggiare questa emergenza, anche se con risultati positivi soprattutto tra i più piccoli. È l’ “American Heart Association” a raccomandare ai genitori di intervenire subito, non somministrando cibi zuccherati ai bambini sotto i due anni, e non più di una bevanda zuccherata alla settimana agli adolescenti.
Fonte: articolo di Milena Gabanelli e Silvia Turin del 17/06/2018 su corriere.it.