Diemme Academy: extra pills

IL SANGIOVESE, UN ALLOCTONO NATURALIZZATO TOSCANO di Elena Salviucci

Si scrive Sangiovese e si legge Toscana. Eh sì, perché il Sangiovese è il protagonista assoluto della viticoltura toscana, e come orgogliosamente affermano i produttori di questa terra “il Sangiovese è grande perché esiste la Toscana”. Ma se questa varietà in fondo non fosse poi così autoctona?

Partiamo dal principio. Il Sangiovese fa la sua prima apparizione in letteratura nel 1590 sotto il nome di “Sangioveto” o “Sangiogheto” ed è proprio un agronomo toscano, Giovan Vettorio Soderini, a citarlo per la prima volta nel suo Trattato della Coltivazione delle viti e del frutto, che se ne può cavare, descrivendolo come “vitigno sugoso e pienissimo di vino che non fallisce mai”. Qualche anno più tardi, lo si ritrova con il nome di “Sangioeto” in un’opera intitolata Uve di Bartolomeo Del Bimbo, detto Bimbi, un pittore ancora una volta toscano. E siamo sempre in Toscana, quando nel 1773, il georgofilo Villifranchi nella sua Oenologia Toscana decanta le caratteristiche del Sangioveto definendolo: “il protagonista di vini toscani ottimi al gusto e generosi”. Anche il botanico Gallesio nell’Ottocento scriverà senza esitazione che il Sangioveto è “un’uva tutta toscana e forse la più preziosa delle uve di questo paese tanto caro a Bacco”.  

Bartolomeo Bimbi, Uve, 1700 circa.

Così i secoli passano e nessuno mette in dubbio la provenienza toscana di questo vitigno, fino a quando alle porte del nuovo millennio cominciano le ricerche genetiche basate sull’analisi del DNA.

Sono proprio i primi anni 2000 quando non solo i ricercatori rinnegano per mancanza di prove scientifiche che il Sangiovese abbia avuto origine dalla domesticazione di viti selvatiche toscane, ma comincia addirittura a serpeggiare l’idea che questo vitigno possa avere radici lontane dalla sua terra d’elezione. Ricostruire l’albero genealogico del Sangiovese appare da subito una vera e propria impresa. Dapprima si studia un possibile legame di parentela con il Ciliegiolo, un’altra varietà diffusa in Toscana che presenta delle somiglianze non casuali proprio con il Sangiovese, senza però capire quale varietà abbia generato l’altra. Solo nel 2007 si arriva a ipotizzare che il Sangiovese derivi dall’incrocio spontaneo tra il Ciliegiolo e il Calabrese di Montenuovo, una varietà campana. Nello stesso anno un gruppo di studiosi francesi ribalta questa teoria, invertendo i rapporti di parentela e sostenendo quindi che il Ciliegiolo sarebbe figlio del Sangiovese e del Muscat rouge de Madère, detto anche Moscato violetto. Nel 2012 un’ulteriore ricerca, la più recente in materia, propone un’altra possibile soluzione alla questione: il Sangiovese potrebbe essere figlio del Ciliegiolo e del Negrodolce, un’antica varietà pugliese.   

In questa intricata matassa di genealogie siamo ancora lontani dallo sciogliere tutti i nodi, ma appare ormai evidente che per risalire all’origine del Sangiovese si deve volgere lo sguardo al Meridione, dove troviamo molti dei figli di questo vitigno. Infatti diversi studi di biologia molecolare hanno dimostrato che, oltre ad alcune varietà toscane quali Foglia tonda, Morellino del Valdarno, Morellino del Casentino e Vernaccia del Valdarno, sono figlie del Sangiovese anche le varietà pugliesi Susumaniello e Tuccanese di Turi, quelle calabresi Gaglioppo e Mantonicone e quelle siciliane Nerello Mascalese, Frappato e Perricone.

Insomma, quella del sangiovese è una famiglia numerosa, diffusa su un’area davvero vasta della nostra penisola.

Ma se il Sangiovese ha origine nell’Italia meridionale, viene allora da chiedersi come sia arrivato in Toscana. Tra le molteplici spiegazioni possibili, ce n’è una tra tutte, di carattere antropologico e storico proposta dal professor Attilio Scienza, che potrebbe rispondere alla nostra domanda: a cavallo tra il Medioevo e il Rinascimento la famiglia fiorentina dei Medici, che vide fiorire la propria fama e il proprio peso politico ed economico grazie all’attività di banchieri e commercianti, si ritrovò più volte a finanziare le guerre delle potenze dell’Italia meridionale di quel tempo. In cambio ne otteneva terre dove venivano mandati amministratori fiorentini, i quali probabilmente notarono la vigoria e l’abbondanza produttiva del Sangiovese e ne importarono alcune viti in Toscana, trasformando questa varietà meridionale nella più importante varietà dell’Italia centrale.

Per scoprire gli eccellenti vertici di qualità che raggiunge questo vitigno nella sua terra d’adozione, non vi resta che seguire la Masterclass Sangiovese di Toscana con Elena Salviucci, sommelier e produttrice di vino toscana, che vi condurrà attraverso le meraviglie di questo vitigno.